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Se è vero che il dubbio, come diceva Gesualdo Bufalino, è una passerella che trema fra l’errore e la verità, allora tanto più la dubitante introduzione di questa raccolta poetica racchiusa nell’avverbio "Semmai" che le dà il titolo, è lo strumento chiave per entrare nel sentire di questi versi. La parola poetica, infatti, in questa silloge è chiaramente espressione di una ricognizione interiore sui valori umani, sulla condizione esistenziale dell’uomo in un’epoca in cui domina una assoluta incertezza e un relativismo etico: ecco quindi sorgere da qui la ricerca del sublime, kantianamente inteso come la percezione di qualcosa più in alto di noi. Ecco quindi che la scrittura di Alessandro Bonanni guarda in alto, a cercare una forma nel cielo notturno, a chiedere un segno ai pianeti e costellazioni, accompagnando il lettore alla ricerca di quelle perdute stelle. |


